Lattoferrina: un aiuto per l’ecchimosi
Chirurgia

Lattoferrina: un aiuto per l’ecchimosi

Il ricorso alla medicina estetica, in particolare all’utilizzo di filler, è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, perchè offrono sensibili miglioramenti estetici che prima erano ottenibili solo con la chirurgia. Un …

Il ricorso alla medicina estetica, in particolare all’utilizzo di filler, è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, perchè offrono sensibili miglioramenti estetici che prima erano ottenibili solo con la chirurgia. Un recente studio dell’American Society of Aesthetic Plastic Surgery ha stilato una “classifica” dei trattamenti di medicina estetica ponendo al primo posto le metodiche riempitive a base di acido ialuronico, seguite dai trattamenti a base di tossina botulinica e dalla biorivitalizzazione cutanea. Un primato, quello dei filler, destinato a durare perchè:

– sono minimamente invasivi

– di facile esecuzione

– risultati immediati

– scarsi effetti collaterali e sempre più sicuri data l’attenzione ai principi attivi in essi contenuti.

Come detto, sono rare le complicanze gravi post trattamento; la maggior parte delle reazioni nemiche sono lievi e transitorie, ma possono causare disagio per il paziente. Stiamo parlando di ecchimosi ed edema post-traumatici, talvolta seguiti da iperpigmentazione post-infiammatoria: piccole complicanze lievi e transitorie.

Un approccio innovativo alle complicanze dei filler è l’uso della lattoferrina, recentemente progettata in forma liposomiale con una tecnologia a nanolipidi che assicura la penetrazione del principio attivo e lo preserva dalla degradazione. La lattoferrina (Lf) è una proteina chelante del ferro appartenente alla famiglia delle transferrine ed è riscontrabile soprattutto nelle secrezioni esocrine (lacrime, saliva, latte, secrezioni bronchiali, gastrointestinali e molte altre). La Lattoferrina è dotata di attività antimicrobica, antinfiammatoria ed immunomodulante, tuttavia la sua caratteristica fisico-chimica principale è l’elevatissima affinità per il ferro. E’ infatti l’unica transferrina capace di chelare tale metallo anche in condizioni di pH acido e di resistere alla degradazione proteolitica. Questa caratteristica viene apprezzata nel processo di risoluzione di un’ecchimosi e nel prevenire un’eventuale pigmentazione post-infiammatoria. Inoltre è stato dimostrato che l’applicazione topica di Lf è in grado di variare la risposta immunitaria cutanea e la reazione infiammatoria sia acuta che cronica. Infine la lattoferrina ha capacità antiossidante e stimolante sull’ acido ialuronico-sintetasi che regola la sintesi endogena dell’acido ialuronico, consolidando il risultato della metodica iniettiva.

Redazione