Spesso la blefarocalasi, in Italia, viene associata alla dermatocalasi o palpebra cadente. Ma questa associazione è corretta? No. Cerchiamo di capire le cause e le differenze.
Definizione di blefarocalasi
Come ci ricorda l’EyeNet Magazine dell’American Academy of Ophthalmology*, il termine blefarocalasi venne coniato nel 1896 da Ernst Fuchs anche se la sindrome era nota già dall’inizio del secolo.
Di cosa si tratta? Di una infiammazione episodica delle palpebre che, nella maggior parte dei casi, è bilaterale e tende a colpire soprattutto le palpebre superiori. Tuttavia, nel corso dei decenni sono stati registrati casi, ben più rari, di blefarocalasi unilaterale e di infiammazione delle sole palpebre inferiori.
Cause della blefarocalasi e caratteristiche rilevanti
Al momento tutto quello che si sa sulle cause della blefarocalasi deriva dall’analisi dei casi noti. Possiamo, quindi, affermare che quasi sempre la blefarocalasi è una manifestazione dell’edema angioneurotico.
Per questo si tende a pensare che cambiamenti ormonali e pubertà possano essere alla base della comparsa di questa patologia e si spiega così anche il perché di un’età media di attivazione che si aggira attorno agli 11 anni.
Tra le altre cause di blefarocalasi individuate ci sono le situazioni fortemente stressanti, l’esposizione prolungata al vento, le punture di api.
Il problema può colpire sia gli uomini che le donne, ma dai casi noti si è potuto riscontrare che finora queste ultime sono le più interessate.
Quello che si sa di questa patologia non finisce qui. Dall’esame istologico del tessuto palpebrale asportato è emerso che in concomitanza di blefarocalasi si può avere anche una perdita di collagene e un aumento delle dimensioni dei capillari presenti nella zona. Questo porterebbe a pensare che lo stravaso di fluido e l’edema, che accompagnano il processo infiammatorio tipico della blefarocalasi, siano localizzati proprio a livello capillare.
Per quel che concerne la possibile concomitanza con eventuali malattie sistemiche è utile sottolineare che in alcuni casi è stata riscontrata una correlazione con la Sindrome di Ascher, una malattia rara che si caratterizza per l’associazione tra blefarocalasi, labbro doppio e gozzo tiroideo.
Come si riconosce la blefarocalasi e come si cura
I soggetti affetti da blefarocalasi lamentano un gonfiore episodico delle palpebre. Nella maggior parte dei casi questa condizione non è associata a nessun dolore anche se, talvolta, può comparire un eritema nella zona interessata.
Solitamente questo processo dura circa 2 o 3 giorni, per poi risolversi spontaneamente e ripresentarsi nel corso dell’anno. La frequenza degli episodi non è standard, ma cambia in base a diversi fattori.
Il picco della malattia, solitamente, si verifica nell’età adolescenziale. La cute delle palpebre affette da affette da blefarocalasi è solitamente più sottile e rugosa del solito, con un aspetto simile a quello di una “cartina di sigaretta”. Non solo: la cute della palpebra interessata da edema ricorrente, perde la sua elasticità, diventando via via sempre più atrofica e trasparente.
Dall’analisi dei casi noti è emerso che la blefarocalasi può portare con sé:
- distensione della pelle palpebrale, che può arrivare a complicare la vista
- entropion
- ectropion
- prolasso del grasso orbitale
- prolasso della ghiandola lacrimale
- cambiamenti della pigmentazione cutanea
- ptosi
- arrotondamento del canto esterno dell’occhio
Per quel che concerne la cura della blefarocalasi si deve distinguere l’approccio farmacologico da quello chirurgico.
Possiamo dire che purtroppo non esiste un trattamento standard della blefarocalasi. Alcuni casi sono stati trattati con la doxiciclina, un antibiotico ad ampio spettro appartenente alla classe delle tetracicline. D’altro canto è stato notato come farmaci steroidei e antistaminici non hanno portato a ottenere alcun risultato in quelle che sono le fasi acute della malattia.
Per quel che concerne, invece, l’approccio chirurgico alla blefarocalasi si consiglia o la blefaroplastica o un intervento di correzione della ptosi alla luce di quello che è la complicanza conseguente alla blefarocalasi.
C’è differenza tra blefarocalasi e dermatocalasi?
A questo punto, ci si domanda quali siano le differenze tra blefarocalasi e dermatocalasi. Come anticipato precedentemente, infatti, in Italia le due condizioni vengono spesso erroneamente assimilate.
La dermatocalasi consiste in un eccesso di pelle della palpebra superiore non abbinata a precedenti episodi di infiammazione o edema nella regione dello sguardo. La dermatocalasi, infatti, è strettamente collegata al fisiologico invecchiamento cutaneo e si manifesta normalmente negli over 40.
La dermatocalasi, a differenza della blefarocalasi, non si accompagna quasi mai ad arrotondamento dell’angolo esterno dell’occhio.
Perché si tende, quindi, a confondere due problematiche essenzialmente diverse tra loro sia per presentazione clinica che per fisiopatologia? Il motivo, forse, risiede nel fatto che per entrambe si tende a consigliare un intervento di blefaroplastica al fine di andare a rimodellare la zona perioculare.
Proprio per questo motivo sarà necessario consultare un chirurgo oculoplastico per individuare la problematica e la strategia migliore per la risoluzione dello specifico problema.
*Fonte: Blepharochalasis Syndrome di Meron Haile, MD, Rona Z. Silkiss, MD
Redazione Oculoplastica – Dr. Graziani