Ptosi congenita: cosa fare se la palpebra del bimbo è abbassata
Chirurgia

Ptosi congenita: cosa fare se la palpebra del bimbo è abbassata

Ptosi palpebrale congenita, cos’è, come si manifesta, come si risolve. Tutto quello che dovete sapere sull’intervento chirurgico.

La ptosi palpebrale pediatrica è un difetto congenito, che si presenta con la palpebra superiore di uno dei due occhietti o di entrambi più abbassata del normale. Lo spazio tra palpebra superiore e palpebra inferiore è quindi ridotto in misura variabile. Spesso questa anomalia viene notata già nei primi mesi di vita del bambino.

La causa della ptosi palpebrale congenita è di solito nel muscolo della palpebra superiore, che non si è sviluppato in fase embrionale in modo normale ed è stato sostituito da tessuto adiposo. La funzionalità della palpebra è quindi compromessa e la vista del bimbo potrebbe risentirne in modo grave.

Ptosi pediatrica: cosa fare

Se avete il dubbio che la palpebra di vostro figlio sia abbassata in modo anomalo, il primo passo da compiere è parlarne con il pediatra. Se il vostro sospetto è confermato o se il pediatra vi suggerisce di approfondire con uno specialista, è necessario rivolgersi ad un medico specializzato nel trattamento della zona oculare. Il chirurgo oculoplastico, forte della sua esperienza mirata ai difetti degli occhi, vi saprà guidare verso la soluzione al problema. Di solito si decide per l’intervento chirurgico, che è completamente risolutivo dell’anomalia. È importante che il bambino sia trattato in giovanissima età da uno specialista che si prenda cura non solo dell’aspetto medico ma anche di quello psicologico, che conquisti la fiducia del bimbo e faccia in modo che questi gli si affidi.

La ptosi va trattata entro i 5 anni del bambino, per permettere un corretto sviluppo della vista.

Ptosi pediatrica: l’intervento chirurgico

La ptosi palpebrale non riguarda solo l’aspetto estetico del viso, ma può avere ripercussioni sulla vista e sulla postura del bambino: il fatto di avere un campo visivo più limitato porta il bimbo ad assumere posizioni anomale per ovviare alla situazione. Dal punto di vista oculistico, la ptosi porta uno sviluppo minore della norma della funzione visiva (in quanto la palpebra non consente alla luce di arrivare nel modo corretto all’interno dell’occhio). Dal punto di vista posturale, per ovviare all’ostruzione visiva, il bambino solleva la testa tenendo una posizione scorretta e che a lungo andare può ripercuotersi sulla colonna vertebrale. Dal punto di vista comportamentale, ci può essere una difficoltà a muoversi nello spazio, per il disorientamento causato dal disequilibrio. Dal punto di vista sociale, con il passare degli anni, il bambino può essere vittima di discriminazione, proprio per i problemi fisici sopra riportati.

L’intervento chirurgico, a seconda della situazione specifica del bambino, può essere di due tipi: nel primo viene accorciato il muscolo (se esistente), nel secondo, quando il muscolo non esiste, la palpebra viene fissata al muscolo frontale. In entrambi i casi l’intervento viene eseguito con un’equipe specializzata in interventi pediatrici e il risultato non prevede cicatrici visibili.

La ptosi congenita è un disturbo che deve essere trattato nei primi anni di vita, in modo da garantire al bimbo uno sviluppo visivo e postulare nella norma.

Redazione