Il termine medico è epifora, ma potrebbe non dirvi nulla. I sintomi, invece, sono inequivocabili. Lacrimazione eccessiva da un occhio (difficilmente il fenomeno è bilaterale), accompagnata da una secrezione bianca o giallastra – come quella della congiuntivite, per intenderci – che peggiora se il bimbo si trova all’aperto. La causa è piccola piccola: un dotto lacrimale otturato che non consente il normale deflusso delle lacrime e, così facendo, provoca fastidio e infezioni.
Come comportarsi se il proprio bimbo presenta i sintomi tipici dell’epifora?
La prima cosa da fare è rivolgersi a uno specialista che saprà valutare al meglio la situazione e dare consigli per cercare di risolvere il problema senza traumi. “I genitori – spiega Carlo Graziani, oculoplastico che opera fra Torino e Milano – svolgono un ruolo importantissimo sia nell’evitare che la situazione peggiori sia nel favorirne la risoluzione in maniera spontanea. Entro i primi sei mesi di vita del bambino, si insegna loro un massaggio da effettuare con il dito indice in corrispondenza della fossa lacrimale. Questo massaggio, che consiste nel premere con il dito e spingere verso il basso, aumenta la pressione provocata nella sacca lacrimale e dovrebbe essere in grado di ‘sturare’ il canalino dell’occhio e favorirne l’apertura. Per essere davvero efficace, il massaggio va effettuato seguendo attentamente le indicazioni del medico”. I sintomi dell’epifora compaiono solitamente nei primi giorni di vita e possono durare per diverso tempo, ma solitamente il problema si risolve in maniera autonoma. Se ciò non accade entro l’anno di vita del bambino, il medico specialista valuta la situazione e decide se intervenire chirurgicamente. L’intervento consiste in un sondaggio delle vie lacrimali, effettuato allo scopo di evitare una futura stenosi cronica del canale che, a quel punto, richiederebbe un vero e proprio intervento chirurgico.
In cosa consiste questo sondaggio?
“In pratica -spiega Carlo Graziani- si penetra all’interno del puntino lacrimale con una piccola sonda e, seguendo il percorso anatomico delle vie lacrimali, si apre l’ostruzione. Grazie
a questa unica manovra è possibile rompere la membrana che impedisce il deflusso lacrimale. Successivamente, viene eseguito un lavaggio con soluzione fisiologica: se si vede uscire il liquido dal naso è stata superata l’ostruzione e ripristinata la fisiologica via di deflusso verso il meato nasale inferiore”.
La manovra viene effettuata in anestesia totale ma solo per motivi legati all’età del bambino. Nonostante questo, resta un intervento poco invasivo e di breve durata (così come i tempi di ricovero e di recupero) e che permette di risolvere completamente il problema dell’occhio che lacrima.
Intervista per “Giovani Genitori” al Dr Carlo Graziani, Settembre 2017 a cura di Angela Cagnetta